30 Marzo 2017

Toni Iermano, professore di Letteratura italiana all’Università di Cassino e del Lazio meridionale, in qualità di presidente del Comitato scientifico per le celebrazioni del Bicentenario della nascita di Francesco De Sanctis, parla dell’illustre critico letterario e politico di Morra agli studenti avellinesi.

Nel primo appuntamento previsto in città dal calendario dell’anno desanctisiano, al Teatro «Carlo Gesualdo», presenti il presidente del Comitato nazionale per le celebrazioni, Gerardo Bianco, l’assessore alla Cultura del Comune di Avellino, Bruno Gambardella, il sindaco di Morra De Sanctis, Pietro Mariani, e la presidentessa del consiglio regionale della Campania, Rosa D’Amelio. Tutti hanno colto l’occasione per sottolineare il valore della struttura cittadina alla luce dei recenti fatti che ne metterebbero a rischio le attività a causa dei problemi di bilancio. I lavoratori e le lavoratrici che non ricevono lo stipendio da 8 mesi, anche ieri hanno assicurato tutti i servizi: all’esterno e nell’atrio del teatro hanno, però, apposto due striscioni di protesta indirizzati all’amministrazione comunale.

«Questo Teatro è un gioiello – dice Bianco – in nome di De Sanctis non lasciamolo morire. Esso – aggiunge l’ex ministro dell’Istruzione – con le sue maestranze è luce che riflette sull’intera provincia irpina». L’assessore alla Cultura assicura: «Questa deve continuare a essere la principale casa della cultura avellinese». Sostegno al Teatro e alle attività del Comitato, giunge dalla presidentessa D’Amelio, che annuncia: «Nella sede del consiglio regionale, nell’ambito dell’iniziativa “Ragazzi in aula”, saranno organizzati momenti di formazione con gli studenti della nostra provincia».

Nella sua lezione, Iermano affrota il tema «La gioventù ubbidisce a se stessa, non ubbidisce a nessuno». Esorta i giovani, sulla scorta dell’esempio di De Sanctis, «a non omologarsi alla cultura dominante, ma a ribellarsi» perché «soltanto chi non ubbidisce a nessuno sarà sempre libero». Poi, citando diversi riferimenti dell’intellettuale di Morra, da Dante a Machiavelli, Foscolo, Leopardi e Manzoni, da Bruno a Vico, Hegel e Darwin, sottolinea «la diversità sempre ostentata», «l’identità di un ideale mai negoziabile», «la forza unicamente rivoluzionaria» di «un pensatore talmente moderno che se fosse ancora vivo, alla veneranda età di 200 anni, sarebbe certamente più moderno di noi». Quella di De Sanctis, dunque, è «la storia di un uomo giovane pieno di passioni che avrebbe avuto la voglia di stare in mezzo a voi» dice Iermano guardando la platea «magari lo avremmo sorpreso a corteggiare una ragazza o a fumare, di nascosto dagli insegnanti, una sigaretta. Tutte cose, a loro modo, desanctisiane. Tutti elementi di uno spirito profondamente ribelle». «De Sanctis – prosegue il professore – sentiva costantemente il bisogno di comunicare con il mondo, di scoprire il nuovo, di sentirsi irripetibile. Anche al suo maestro – ricorda Iermano – il purista Basilio Puoti, si ribellò. Proprio per questo fu il suo migliore allievo, tanto che la scuola di Puoti fu affidata a lui: i grandi maestri, come la storia insegna, allevano ribelli non sudditi».

Quella di ieri, è stata la prima iniziativa ufficiale organizzata ad Avellino nell’ambito del programma stilato dal Comitato nazionale per le celebrazioni del Bicentenario della nascita di De Sanctis. Ancora da definire i prossimi incontri, quello imminente è la presentazione dell’ultimo volume di Iermano «Francesco De Sanctis. Scienza del vivente e politica della prassi» (Serra Editore). A dicembre, invece, dovrebbe arrivare in città il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per celebrare sia questo bicentenario sia quello di un altro illustre irpino, il politico e giurista Pasquale Stanislao Mancini.

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